di Corrado Zunino, la Repubblica, 3.2.2023.
Quello aperto dagli studenti contro i loro insegnanti è un vero conflitto. Istituti evacuati per lo spray al peperoncino, zaini che si abbattono “per errore” sulle docenti del sostegno. “Ci lanciano chiodi, urlano insulti sessisti”. Pavia, Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Ancona, Napoli, Foggia, Cosenza: l’ultima emergenza è il comportamento aggressivo della generazione post-Covid
ROMA – Ubriachi in classe, e in assemblea. L’ultima frontiera dello stare a scuola. L’ultima perla tratta dal florilegio delle sciocchezze scolastiche, diventate ormai epidemia, un allarme sociale.
Venerdì scorso quelli dell’Istituto d’arte Venturi di Modena hanno convocato un’assemblea al Cinema Astra. È stata partecipata, e alcuni hanno portato con loro l’alcol. Volevano scaldarla e hanno esagerato. Per una studentessa è arrivata l’ambulanza, un suo compagno è stato invece portato via dal padre, avvisato dello stato etilico del figlio studente. La discussione in presidenza è in corso, si ipotizzano sospensioni.
Il 25 ottobre, e lo si è scoperto adesso, dodici studenti del biennio del Liceo Rinaldini di Ancona, quattro orientamenti scolastici al suo interno, hanno salutato la ricreazione con un giro di vodka. Hanno aperto una bottiglia e l’hanno sorseggiata a turno, immortalando l’iniziazione con gli smartphone. Erano tutti ragazzi del comparto Scienze umane. Il video è stato diffuso in rete e avvistato dalla scuola. Due ragazzine, che hanno introdotto il superalcolico a scuola, hanno provato a giustificarsi: “La stavamo tenendo per quelli più grandi”. Per dodici adolescenti è arrivata la sospensione. Tre, sette e anche quindici giorni a casa: due settimane hanno toccato la prima responsabile della vicenda. Le punizioni peseranno sul voto in condotta del primo quadrimeste, appena chiuso.
Il presidente dell’Associazione nazionale presidi delle Marche, Riccardo Rossini, ha commentato: “È stata una trasgressione plateale che varca i confini della scuola. Non ricordo nulla di simile nelle nostre aule e dobbiamo preoccuparci del motivo per cui questa trasgressione entra in un luogo considerato sacro. Diversi studenti”, ha aggiunto, “fumano spinelli prima di entrare in classe: si fanno una canna e poi vanno a iniziare la lezione”.
Colpisce l’abbassamento dell’età di chi beve e anche di chi produce aggressività dentro le scuole. Un altro fronte che si è riaperto in queste ultime settimane è quello dell’utilizzo insensato di spray al peperoncino e altre sostanze urticanti in aree scolastiche. Lunedì scorso, nel cambio lezione delle 9, un alunno di prima della scuola media Leonardo da Vinci di Pavia ha spruzzato in palestra dosi massicce di “pepper”, solitamente usato per la difesa personale. Sono usciti in dieci: gli occhi arrossati, la gola in fiamme. La dirigenza ha chiamato il 118, che ha garantito una visita sul posto. Per due di loro è stato necessario un passaggio in pronto soccorso. Il dodicenne che ha messo in circolo la sostanza urticante è stato identificato.
A Foggia, lo scorso ottobre, hanno dovuto evacuare addirittura due scuole, l’Istituto superiore Einaudi e il Liceo classico Lanza, inseriti nel grande Palazzo degli studi. Aria irrespirabile subito dopo la campanella d’ingresso, trecento ragazzi in strada per un’azione apparentemente premeditata. Sono intervenuti i vigili del fuoco, ma ancora oggi non si è capito quale sostanza sia stata diffusa.
I pallini sparati in testa alla professoressa di Rovigo sono il climax, e insieme il punto più basso, di una situazione che, nelle scuole italiane, rischia la degenerazione per emulazione. Il rimbalzo che regalano alle imprese i social, a partire da Instagram, con la crescita delle visualizzazioni personali, sta stimolando la fantasia delle classi più rumorose.
Nelle chat dei ragazzi di un liceo scientifico di Latina si è spiegato come involontario un apparente incidente ai danni di una supplente di sostegno, accaduto a ottobre, in verità era, con buona probabilità, un’insensata sfida aggressiva: una challenge. La professoressa era stata colpita con violenza da uno zaino carico di libri portato da un sedicenne su una spalla. Nella chat, alludendo a una classe terza considerata agitata, si parlava di un video che aveva ripreso e temporaneamente diffuso l’ennesimo gioco stolto: “Fai cadere la prof senza essere sospeso”. Si indicava, quindi, un profilo Instagram con le regole della sfida. Il video, però, non è stato rintracciato, la docente non ha denunciato e il dirigente scolastico ora minimizza: “La classe era in fila, un compagno ha spinto l’altro e l’insegnante è stata travolta. I ragazzi hanno chiesto scusa, ma non ho gli elementi per parlare di scherzo e convocare un consiglio di classe”.
La variante dello zaino, ancora a Latina, è lo sgambetto per le scale al docente, sempre a favore di smartphone.
Questo è il racconto fatto alla Gazzetta di Reggio, esattamente un anno fa, da una docente di un istituto professionale della città: “Gli insegnanti sono ostaggio di studenti bulli e pericolosi, un branco. Ci insultano pesantemente, a noi docenti donne riservano parolacce sessiste. Lanciano chiodi, sollevano banchi in aria”. Se vuoi insegnare e dare voti adeguati, sono problemi seri. “Hanno minacciato di seguirmi fino a casa e di picchiarmi”.
Diversi casi arrivano dall’Emilia, terra che, tra l’altro, segnala una crescita degli scontri tra gang di ragazzi. Lo scorso 19 gennaio è diventata pubblica la storia di un professore dell’Istituto tecnico industriale Fermo Corni di Modena aggredito verbalmente per aver detto a due studenti che all’interno dell’edificio scolastico non si fuma. La reazione dei ragazzi è stata così aggressiva e prolungata che il docente si è sentito male e l’istituto ha dovuto chiamare un medico, che è arrivato accompagnato da tre volanti della polizia. L’insegnante è stato portato in ospedale per successivi accertamenti.
E così nella provincia ferrarese. In un istituto superiore vicino a Copparo, alla ripresa post-natalizia delle lezioni, il patrigno di una studentessa ha colpito con un pugno un professore che aveva ripreso la ragazza e avviato con lei una discussione accesa e insistita. E’ partita la denuncia per lesioni personali.
Marika Mady Minichino è una ex studentessa cresciuta all’Istituto alberghiero Rossini di Bagnoli, Napoli. Ha ritirato la nipote da una scuola che non riconosce più e scrive: “Fino a dieci anni fa il Rossini funzionava, i ragazzi erano stimolati dai professori. L’ultima volta che sono entrata mi sono vergognata per la nuova generazione, senza limiti, senza valori, ragazzi che non sanno rispettare i coetanei che vogliono studiare, i professori, la preside. L’ultima volta che ci sono entrata, ho sentito urla e minacce. Ho visto banchi, bidoni e bottiglie volare fuori dalla finestra. Professori messi al muro, che non possono portare avanti una lezione, impauriti da questi bulli. E la preside che fa? Si sofferma sui capelli dei ragazzi, gli orecchini delle ragazze, i loro jeans strappati”. L’Alberghiero di Bagnoli, nella sua sede succursale, conosce con frequenza le pattuglie dei carabinieri intorno al plesso. Un docente che se ne è allontanato “per mantenere una serenità personale” dice: “Al Rossini non si insegna, si fa vigilanza. La preside ha lasciato marcire i problemi e nessuno più denuncia. La situazione può solo peggiorare”.
Adele Sammarro, una sindacalista scolastica di Castrovillari, provincia di Cosenza, racconta: “Ormai nelle scuole di zona picchiano anche i bidelli e nessuno parla”. Suo figlio era stato massacrato da un ragazzo colombiano che attorno a sé ha costituito una violenta baby gang: “Continuano ad aggredire, negli istituti, appena fuori”.
La situazione non è più tollerabile. Se ne è resa conto, in una platea di genitori che difendono i figli oltre la decenza, la madre del ragazzo dell’istituto superiore di Pontedera che, dopo aver irriso un professore fermo alla cattedra a lavorare sul suo computer, si è preso un colpo allo stomaco da parte dell’insegnante. Ha detto la donna: “Il pugno del docente è stato un gesto grave, ma mio figlio ha sbagliato e deve vergognarsi. Doveva restare seduto al banco” Sembrano lampi di saggezza nel mare di complicità, in questi giorni bulli, di mamma e papà.
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